Accoglienza e immigrazione, i diritti umani e la dignità dell’uomo

DanzaMatisse

Umanesimo digitale 18-22/05/2015

Il tema della via siciliana per convenire a Firenze 2015, nella settimana dal 18 al 22 maggio, è accoglienza e immigrazione: i diritti umani e la dignità dell’uomo.

A parlarne, intervistati da Filippa Dolce, Adham Darawsha, presidente della Consulta delle Culture al Comune di Palermo, e monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato regionale del Comitato preparatorio del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale.

Nei suoi interventi, da lunedì 18 a giovedì 21 maggio, Adham Darawsha si sofferma sull’immigrazione come risorsa e sulla necessità di una accoglienza che sia però “a tempo determinato”, per dare cioè modo di integrarsi a chi è appena arrivato e cedere il passo all’integrazione vera e propria.

Il tema si sposta quindi sui diritti umani: siamo ancora lontani dall’ideale dell’uguaglianza globale proposta dalle religioni monoteiste, e bisogna ripartire dai principi fondamentali: il diritto alla nutrizione, ma anche alla famiglia, all’uguaglianza e alla parità di trattamento tra uomo e donna. Tutte riflessioni che hanno portato all’approvazione della “Carta di Palermo”, lo scorso marzo, nell’ambito del convegno “Io sono persona”. Tra le riflessioni di questo incontro, quella sulla validità dei permessi di soggiorno – per ottenere i quali spesso gli immigrati sono oggetto di ricatto e vessazioni –  e il riconoscimento del diritto alla mobilità dell’individuo, che nel corso della storia si è sempre spostato per migliorare le proprie condizioni.

Nel suo intervento del 22 maggio, monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato regionale del Comitato preparatorio del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale, si sofferma su accoglienza e emigrazione in rapporto al nuovo Umanesimo. Quella dell’immigrazione è una sfida concreta, che va al di là delle teorizzazioni e che coinvolge in prima persona i siciliani, che spesso sono chiamati a fare fronte a un’accoglienza immediata, vincendo la diffidenza e il timore. Il cristiano è chiamato a sua volta a dare testimonianza dell’accoglienza a reimparare la pietas comprendendo il dolore e le difficoltà di chi viene da lontano e ha fame.

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