Scienza e fede nel nuovo umanesimo

UMANESIMO DIGITALE 20-24 luglio

Questa settimana, l’argomento della via della Sicilia per convenire a Firenze 2015 è “Scienza e fede nel nuovo umanesimo: riflessione sul conflitto che non esiste”. A parlarne, da lunedì a giovedì, Giuseppe Savagnone, direttore della Pastorale della cultura di Palermo, intervistato da Filippa Dolce; l’intervento di venerdì, a cura di Adele Di Trapani, è invece affidato a Alfio Briguglia, responsabile  della Pastorale della scuola della Sicilia.


A ben considerare, secondo Giuseppe Savagnone il conflitto tra scienza e Fede è una leggenda priva di fondamento. Molti scienziati che hanno fatto la storia erano infatti profondi credenti: Copernico, Keplero (che offriva i suoi studi a Dio), Newton (profondo conoscitore dell’Apocalisse), ma anche Mendel (che era un monaco agostiniano) e Galileo. Quest’ultimo era un credente profondo e la sua condanna non avvenne per un contrasto tra scienza e fede ma per un complesso di fattori politico-sociali. Anche la visione di Dante, del resto, rappresentò a suo tempo una visione del mondo differente dalla Genesi, e la Chiesa non ha mai interpretato la Bibbia in modo letterario.
Molti pensano che la Fede sia in qualche misura un salto nel buio verso l’irrazionalità, mentre nel Cattolicesimo la Chiesa ha molte  ragioni per cui credere, anche se queste non sempre si possono dimostrare. È errato pensare che il credente debba accettare e basta: Giovanni Paolo II parla dell’anima che, per innalzarsi, ha bisogno delle sue due ali, quella della ragione e quella della Fede.
La ragione non deve essere intesa come mero calcolo, basti pensare alla filosofia, che si basa sul ragionamento. Scienza e Fede possono, pertanto, non soltanto convivere, ma anche assumere due punti di vista differenti ed entrambi essenziali.
Con l’avvicendarsi dei secoli, il rapporto tra scienza e Fede ha attraversato diverse fasi: dalla prima, di contrasto aperto tra le due posizioni, al cosiddetto “concordismo”, il tentativo di vedere la corrispondenza esatta tra scienza e Sacre scritture. La terza fase, che ha avuto luogo dagli ultimi decenni, vede scienza e Fede sono completamente separate, ma questa prospettiva è in difetto: la visione di Dio non può prescindere dalla visione del mondo e viceversa. Scienza e Fede possono, e devono, dialogare senza appiattirsi fino a comprendere in questo dialogo anche il fenomeno del Big Bang.
Anche se lo si sente dire spesso, il Big Bang non spiega il passaggio dal nulla all’essere. Chi ha creato il Big Bang? La teoria relativa a questo fenomeno evidenzia la continua evoluzione da parte di un Essere che sta al di fuori. Che Dio abbia creato l’uomo plasmando del fango o dalle scimmie è irrilevante, è invece fondamentale il suo essere sorgente della creazione.


Nel suo intervento di venerdì, Alfio Briguglia, ha invece sottolineato la complessità del rapporto tra Fede e scienza: già nel Vecchio Testamento si discuteva della valenza della Legge di Mosè. Nel Seicento, con la condanna di Galileo, c’è stato un inasprimento delle posizioni, complice anche il clima della Controriforma. Una tensione che, sebbene si sia attutita nei secoli, mai è stata superata completamente se non dopo il Concilio.
Il dialogo, però, nasce innanzi tutto nell’individuo, chiamato a porsi delle questioni morali: dall’opportunità di lanciare la bomba atomica al dibattito sulle cellule staminali. Il limite, insomma, può indirizzare la ricerca.
Per dirla con Giovanni Paolo II: ” La scienza può purificare la religione dall’errore e dalla superstizione, la religione può purificare la scienza dall’idolatria e dai falsi assoluti”.

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