UMANESIMO DIGITALE 26-30 OTTOBRE
L’argomento settimanale de “La Via della Sicilia per convenire a Firenze 2015” è: “Il cinema come strumento di diffusione del nuovo umanesimo”.
A parlarne con Filippa Dolce Thomas Torelli, regista del film “Un altro mondo”, e Piero Messina, regista del film “L’attesa” presentato al festival di Venezia.
Dal lunedì al giovedì, Torelli ha parlato del proprio lavoro, che racconta dell’interconnessione tra le cose: una visione del mondo che oggi la scienza sta studiando e che riflette il modo di concepire il mondo delle civiltà ancestrali. Il saluto dei popoli ancestrali della mesoamerica – ma anche quello di alcuni popoli moderni – rivela come l’essere parte di un tutto sia un concetto presente in molte culture. Gesù stesso diceva: «Riconosci te stesso nell’altro». Nel saluto come prima forma di approccio si può così ritrovare la scintilla dell’amore, punto di partenza per il nuovo umanesimo.
Torelli riprende poi una riflessione di Sant’Agostino su natura nota e natura ignota: tutto ciò che sembra prodigioso lo è in effetti, perché noi non siamo ancora in grado di percepirlo. Studi scientifici hanno infatti dimostrato che l’essere umano comprende soltanto il 3% della realtà. Nell’attesa che si aprano nuovi squarci di conoscenza, è fondamentale tornare a “sentire”. E sentirsi parte di un tutto è sicuramente un ottimo punto di partenza per una rivoluzione pacifica e necessaria del rapporti tra gli individui.
Venerdì è stata la volta di Piero Messina, regista del film “L’attesa”. Andare al cinema è segno della ricerca di confronto con altre realtà, del bisogno di conoscenza; in questo senso, quella cinematografica è un’arte che ruota attorno all’essere umano.
In particolare, ciò che viene affrontato nel film di Messina è l’attesa, intesa non come vuoto ma come riempimento. In generale, invece, il cinema mette in relazione i sentimenti umani, chi li osserva e chi li racconta; spesso il dialogo non è che un pretesto per indagare ambiti più intimi. Il regista ha raccontato infine che, nel corso della promozione del suo lavoro, cambiavano le domande degli spettatori alla fine della proiezione ma l’emozione che accompagnava la visione del film era per tutti identica.